Convegno Alberto M. De Agostini: Abstract

LUNEDÌ 25 APRILE 2022

Francesco MOTTO, Introduzione        

A nome Comitato Scientifico il Segretario Coordinatore presenta le motivazioni che stanno alla base dell’iniziativa, promossa dall’Istituto Storico Salesiano, dalla Società Salesiana, dalla Pontificia Università salesiana, e gli obiettivi scientifici e divulgativi che si intendono raggiungere. Dà pure ragione delle modalità organizzative (date, orari, tempistiche…), condizionate dalla normativa vigente relativa all’emergenza epidemiologica Covit 19 e dalla necessità di collegamenti internazionali. La partecipazione in presenza e on line di numerosi docenti universitari, studiosi, direttori di Musei è garanzia del valore degli interventi, che per quanto necessariamente brevi nel corso del Convegno, saranno successivamente ampliati negli Atti. L’esposizione documentaria, bibliografica, fotografica, con immagini televisive, arricchisce l’evento, che ha ricevuto importanti patrocini di istituzioni pubbliche e private.

MARTEDÌ 26 APRILE 2022

Maria Andrea NICOLETTI, Historia: Misiones Salesianas en el Sur de la Patagonia en la primera mitad del siglo XX

Tra il 1875 e il 1879, i Salesiani di Don Bosco e le Figlie di Maria Ausiliatrice arrivarono in Argentina dopo le trattative tra l’arcivescovo di Buenos Aires, Federico Aneiros, e Giovanni Bosco per evangelizzare le popolazioni indigene della Patagonia. La sua proposta era inquadrata in termini di progetti d’ evangelizzazione “ad gentes” per convertire gli “infedeli” evangelizzando ed educando i ragazzi e le ragazze indigene per raggiungere i loro genitori. In questo modo, Don Bosco sosteneva che i “selvaggi” sarebbero stati convertiti dai “selvaggi” stessi. Per quanto riguarda le giurisdizioni, don Bosco propose un vicariato apostolico (Río Negro, Chubut, Neuquén), sotto Giovanni Cagliero, e una prefettura apostolica (Santa Cruz, Terra del Fuoco e Isole Malvinas), amministrata da Giuseppe Fagnano. Queste giurisdizioni diedero inizio a due modi diversi di evangelizzare: missioni volanti da paesi o città nella Patagonia continentale e “reducciones” nell’isola della Terra del Fuoco (Argentina) e della Magallania (Cile). Tuttavia, queste due missioni furono attraversate dalla conquista degli stati argentino e cileno nei territori del sud, espropriando così le popolazioni indigene che abitavano queste terre. La violenza, di cui Don Bosco aveva già avvertito nei suoi scritti, sconvolse e complicò i piani missionari. I Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice lavorarono con i sopravvissuti e dispiegarono una rete di missioni, parrocchie, oratori, scuole, osservatori meteorologici, musei e ospedali in tutta la Patagonia. Nella Terra del Fuoco e in Magallania, il progetto reduccional di Fagnano coesisteva con le missioni protestanti, ma fu anche marcato da un insolito esercizio di violenza da parte di “estancieros”, esploratori, cercatori d’oro e commercianti in consonanza con gli stati nazionali. In questo contesto, Alberto M. de Agostini si distinse per il suo particolare modo di fare missione: esplorazione, conoscenza scientifica del territorio e dei suoi abitanti indigene. La sua opera ha permesso ai salesiani e alle figlie di Maria Ausiliatrice di addentrarsi in un mondo che loro percepivano come la fine della vita prima della “civilizzazione”. In questo modo, il lavoro di de Agostini rese possibile una conoscenza di questo spazio e dei suoi abitanti indigene d’enorme valore.

Rosa Maria GRILLO, Il romanzo storico sulla Patagonia

Molto attraente, per storici e scrittori, è l’esperienza del “nepantla” – stare nel mezzo, in lingua nahuatl -, di chi si è trovato, cioè, in condizioni estreme di isolamento e di disagio, a vivere tra gente ‘altra’ e a mediare tra più lingue, culture, condizioni…La Scoperta e la Conquista delle Americhe sono state un terreno fertile a cui molti scrittori hanno attinto per scrivere romanzi storici su tali esperienze e riempire il silenzio della Storia: caso esemplare è quello di Jemmy Button, protagonista involontario di un doppio sradicamento con tragiche conseguenze.

Francesco MOTTO, A. M. De Agostini: salesiano, sacerdote, missionario    

L’intervento traccia un profilo della vita sacerdotale, salesiana e missionaria di don De Agostini, vale a dire una breve storia di quella vocazione che gli ha permesso di realizzare poi quanto si verrà a conoscere nel corso del convegno. Tre le tappe: quella familiare e di formazione salesiana in Piemonte che si conclude con l’ordinazione sacerdotale nel 1909; quella pionieristica stanziale del primo decennio missionario (1910-1919) al di qua e al di là dello stretto di Magellano e quella successiva (1920-1958) trascorsa con otto attraversate oceaniche, mesi ed anni di esplorazioni patagoniche, e successivi rientri in Italia dove ordinare i dati raccolti, editarli, e nello stesso tempo svolgere azione pastorale nelle case di accoglienza. I riconosciuti successi scientifici non sono andati esenti da difficoltà comunitarie ed economiche che comunque non gli hanno impedito di essere un vero missionario anche se atipico come pochi altri nella storia salesiana.

Francesco SURDICH, Viaggi e le scoperte geografiche di A. De Agostini in Patagonia e nella Terra del Fuoco 

L’intervento ripercorre a grandi linee i principali viaggi di esplorazione realizzati da padre De Agostini in oltre quarant’anni di attività nei territori della Patagonia e della Terra del Fuoco ricostruibili attraverso la grande quantità di resoconti trasmessi durante le sue esperienze odeporiche di questo missionario e ripresi poi in maniera organica in “Ande Patagoniche” e in “Trent’anni nella terra del Fuoco” cercando di sottolineare i principali risultati raggiunti dal punto di vista geografico.

Giovanni DE AGOSTINI, La cartografia di don Alberto De Agostini

Alberto Maria De Agostini ha rilevato buona parte della Patagonia Australe che agli inizi del ‘900 era “terra incognita”. Operava solo con l’ausilio di un meticcio e di un mulo (o cavallo) utilizzando specialmente il metodo speditivo. Importante la collaborazione con il fratello maggiore Giovanni (fondatore dell’omonimo istituto). Dopo con il nipote Federico. Fino alla morte (quando avevo 15 anni) sono stato sempre molto legato a Lui, nelle sue visite in Italia mi dava lezioni di vita e di geografia, anche sul campo.

Daniela BERTA, Dalle Alpi all’America Australe: Padre De Agostini al Museomontagna. Tra documentazione e valorizzazione

Il Museo Nazionale delle Montagna ha nel suo Centro Documentazione il Fondo Alberto Maria De Agostini, composto da circa un migliaio di beni tra fototipi e documentazione. Nel corso dei decenni, a partire dagli anni Ottanta, l’istituzione torinese ha condotto, a livello nazionale e internazionale, un ricco programma di attività di riscoperta e valorizzazione della straordinaria figura del padre salesiano: produzioni documentaristiche e musicali, interventi di restauro, mostre temporanee e pubblicazioni.

Salvatore CIRILLO, El Padre Alberto M. De Agostini y el Museo Salesiano Maggiorino Borgatello de Punta Arenas.

La presentación “Padre De Agostini y el Museo Salesiano Maggiorino Borgatello” trata sobre la vinculación existente entre un misionero explorador, fotógrafo y narrador del fin del mundo y un sorprendente museo enclavado en Punta Arenas, Chile cuyo contenido es la identidad del mismo territorio con la particularidad de acentuar la memoria y la cultura de los pueblos originarios que habitaron en ese mismo territorio de la Patagonia y Tierra del fuego.  La disertación es presentada en láminas digitales y dividida en cuatro puntos: El origen del museo y su evolución en el tiempo, el encuentro del Padre De Agostini con el museo. consecuentemente se mencionan los aportes significativos que proporciona el padre Alberto De Agostini al museo y como estos provocan un reforzamiento del carisma misionero salesiano y finalmente se destaca la presencia en el museo del padre Alberto De Agostini que perdura hasta la actualidad…

MERCOLEDÌ 27 APRILE 2022

Serafino RIPAMONTI – Giuliani MARESI,  Alberto M. De Agostini: l’alpinista

Alberto M. De Agostini è stato sicuramente uno dei grandi pionieri dell’alpinismo all’estremo sud della Cordillera andina. In lui è presente una vera e propria vocazione alpinistica. De Agostini vuole salire le montagne non come coronamento delle campagne di rilevamento topografico, ma per la pura e semplice passione per la scalata. Si guarda bene infatti dal delegare ad altri il raggiungimento delle vette ed è protagonista in prima persona di salite che, per quanto non tecnicamente difficili, rappresentano sicuramente esempi di grande audacia e capacità organizzativa, soprattutto considerato l’ambiente assolutamente selvaggio nel quale si svolgono e tenuto conto delle attrezzature rudimentali a disposizione. Nelle sue scalate sceglie sempre di farsi accompagnare da guide esperte, quasi sempre provenienti dal territorio piemontese, suo luogo di origine. Proprio questa scelta ha ampiamente contribuito alla diffusione negli ambienti alpinistici italiani e transalpini, della conoscenza delle montagne patagoniche e della loro selvaggia bellezza. A ciò si deve poi aggiungere la preziosissima documentazione fotografica da lui raccolta. Per decenni quelle immagini sono state il fondamentale punto di riferimento attraverso il quale gli alpinisti di tutto il mondo hanno potuto conoscere e sognare le incredibili guglie e le pareti più imponenti e difficili delle Ande patagoniche, che sono diventate il banco di prova delle cordate più forti. I lecchesi (e tutti gli alpinisti) hanno sicuramente un debito di riconoscenza nei confronti di De Agostini, un debito che i relatori, entrambi membri dei Ragni della Grignetta, cercheranno di esplicitare attraverso il racconto della sua attività alpinistica e le suggestive immagini delle montagne che lui ci ha fatto conoscere e amare.

Tommaso SARDELLI, A. M. De Agostini: il fotografo

 Nella poliedrica attività di Padre Alberto Maria De Agostini ha senza dubbio un ruolo di rilievo, per qualità e quantità, la sua produzione fotografica. La sua attività come fotografo rimane ancora parzialmente indagata, a fronte di oltre 30mila fotografie prodotte dal salesiano dai primi anni del ’900 nel biellese fino alle ultime spedizioni in Terra del Fuoco alla fine degli anni ’50. Nello svolgimento della sua missione scientifica e pastorale, padre De Agostini utilizza la fotografia come strumento di documentazione e approfondimento e, al contempo, come attività autonoma. I suoi libri, ormai diventati dei classici della letteratura di esplorazione della Patagonia e della Terra del Fuoco, sono la testimonianza di quanta importanza riservasse all’apparato iconografico e come la cura editoriale fosse finalizzata a esaltare le fotografie frutto di tanti sforzi fisici e intellettuali. La ricca produzione di album, cartoline, guide turistiche, e di edizioni quasi esclusivamente fotografiche, oltre alle esposizioni e ai premi ricevuti, danno l’idea di quanto per Padre De Agostini la fotografia non fosse solo uno strumento ausiliario, bensì un linguaggio autonomo attraverso cui testimoniare le sue esperienze.

Antonio SALERNO – Antonio TAGLIACOZZO, A. M. De Agostini, i Salesiani e le collezioni etnografiche fuegine nei musei italiani

 Il lavoro, partendo dalla complessa articolazione delle storie connesse alla formazione della collezione etnografica fuegina del Museo Pigorini (attualmente ricompreso nel Museo delle Civiltà), intende illustrare le vicende relative al collezionismo museale della Terra del Fuoco in Italia tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX. In queste vicende ebbero una parte rilevante i Padri Salesiani fin dal 1882, quando Monsignor G. Fagnano, prefetto apostolico in Patagonia meridionale e Terra del Fuoco, oltre all’azione di missione verso i nativi e gli immigrati, capì l’importanza di salvaguardare le testimonianze della cultura materiale delle popolazioni indigene, della flora e della fauna. La figura di A.M. De Agostini, con le sue molteplici attività di esplorazione geografica e di documentazione topografica e videofotografica, si pone in un momento conclusivo di questa intensa fase di raccolta di materiale etnografico, aprendo con le sue pubblicazioni divulgative tradotte in più lingue nuovi orizzonti alla conoscenza e alla fruizione, anche turistica, della Terra del Fuoco.

Pavel OYARZÚN DÍAZ, A. M. De Agostini en la cultura de Masas de Chile

En mi opinión, la presencia del sacerdote salesiano Alberto de Agostini en Chile, en el Territorio de Magallanes específicamente, hasta donde llegara en 1910, resulta más bien subjetiva. De Agostini, se traduce en imágenes, fotográficas y fílmicas, incorporadas al inconsciente colectivo de la comunidad austral chilena, al modo de arquetipos que simbolizan la potencia de una naturaleza virgen, los primeros registros de la ocupación y colonización de la Patagonia y los últimos vestigios de sus pueblos originarios. De Agostini fotografió y filmó lo desconocido. La inmensidad de un territorio que, apenas insinuada, se mostraba imponente en la altura de sus macizos, el intrincado laberinto de sus canales, o sus enormes lenguas de hielo. También el rastro aborigen, en la estepa fueguina, en la selva fría de sus bosques, imbricado con el paisaje. O asimilado a un paisaje que lo desborda. De igual modo, la por entonces incipiente actividad ganadera, la ocupación del territorio, bajo los signos del progreso. De lo irreversible. Creo que Alberto de Agostini, en su ámbito de explorador, que testimonia y registra en imágenes el panorama ante sí, está presente en la construcción simbólica que del territorio austral poseen quienes lo habitan.

Ilaria MAGNANI, La letteratura sulla Patagonia nella prima metà del secolo XX

Guardare alla produzione letteraria sulla Patagonia della prima metà del secolo scorso, vale a dire in coincidenza con la presenza di A. M. De Agostini nel continente, consente di mettere in luce l’origine immaginifica della rappresentazione dell’area ma soprattutto di considerare la differenza che di essa si offre nella scrittura sulla regione e in quella che sul tema è prodotta nella regione. L’intento è appunto di proporre una sintetica panoramica degli esiti di questo diverso punto di vista.

Germano CAPERNA, A. M. DE AGOSTINI E “LA SFINGE DI GHIACCIO”

Sfingi di Ghiaccio è il libro che A. M. De Agostini dedica alla sua ultima spedizione alpinistico-scientifica: la conquista del Monte Sarmiento nel 1956. Una montagna che per anni il padre salesiano ha tentato di scalare affascinato da quei 2246 metri di roccia e ghiaccio che nascono dall’oceano come un “Cervino d’oltremare”, come un iceberg galleggiante sulle acque. De Agostini, quasi alla fine della propria vita, ne raggiunge la cima, non in prima persona ma simbolicamente, essendo l’organizzatore dell’impresa degli alpinisti italiani Clemente Maffei e Carlo Mauri. La conquista “dell’inutile” vetta rappresenta pertanto il raggiungimento di un ascetismo spirituale che passa per fatiche e pericoli. Il racconto della spedizione è scritto sotto forma di diario e con la scelta del titolo l’autore vuole ricreare un’atmosfera ai limiti della realtà attraverso il richiamo a Le avventure di Gordon Pym di Poe e a La sfinge dei ghiacci di Verne. Tra le descrizioni, le osservazioni e gli aneddoti si può invece ritrovare quel “misticismo alpinistico” di De Amicis e di Rey che il padre salesiano ha già calato sulle montagne americane. Il libro viene pubblicato nel 1958 e può essere considerato il testamento letterario dell’esperienza di De Agostini in Patagonia e Terra del Fuoco.

Maria Gabriella DIONISI, A. M. De Agostini nella letteratura di viaggio italiana

Dall’inizio di questo nuovo secolo, l’attività di scalatore-geografo-etnografo-fotografo del padre Alberto Maria De Agostini è stata ampiamente rivalutata e fatta conoscere in vari modi. Concentrando l’attenzione sui testi narrativi pubblicati a partire dal 2011, la relazione si propone di analizzare come il salesiano, col tempo, sia divenuto per alcuni autori un imprescindibile e autorevole compagno di viaggio, una guida capace di indirizzare le scelte, di svelare i misteri di un territorio che continua ad affascinare ed attirare quanti sono alla ricerca di un “remoto improbabile altrove”.

Nicola BOTTIGLIERI, La natura selvaggia ed il sublime naturale in A. M. De Agostini

Nel secolo XIX  maturano diversi modi di guardare alla natura selvaggia. Vi è lo “sguardo contemplativo” verso le bellezze naturali al quale i romantici oppongono il fascino verso i luoghi orridi, dove la natura mostra tutta la sua spaventosa bellezza. Ma insieme allo sguardo ad occhio nudo prende piede quello fotografico che è un modo “artificioso”, ossia costruito attraverso una macchina, di guardare la natura.  Erede di questa “cultura dello sguardo” De Agostini riversa questi modi diversi di guardare alla natura selvaggia verso la Patagonia e la Terra del Fuoco, territori in gran parte sconosciuti agli italiani della prima metà del secolo XX. A questi, inoltre, egli aggiunge un modo ancora più innovativo, fotografare la natura selvaggia volando su un aereo. Attraverso la sintesi fra occhio umano, macchina fotografica e aereo egli cstruirà una nuova carta geografica dell’ultimo lembo della continente americano.