José Manuel Prellezo, membro ISS-ACSSA, (1932-2023)

Questa mattina è venuto a mancare don José Manuel Prellezo, docente emerito dell’Università Pontificia Salesiana, Direttore emerito dell’Istituto Storico Salesiano,...

II encuentro de Memoria Histórica de la Inspectoría San Pedro Claver de Bogotá, Colombia

Durante los días 17 y 18 de noviembre de 2022 se realizó el II encuentro de Memoria Histórica de la...

Eliane Anschau Petri: Don Ferdinando Maccono. Biografo ufficiale e Vice postulatore della causa di canonizzazione di Madre Mazzarello

La ricerca fa emergere una figura eccezionale non solo per quanto ha fatto, ma soprattutto per la sua tempra umana...

Formação para Cronistas: fundamentos e práticas para registrar, preservar e acessar a história salesiana de forma qualificada. ACSSA BRASIL – 1° de setembro a 31 de outubro

  Considerações Gerais A formação não se restringe a uma orientação, a uma cartilha sobre como fazer uma Crônica. Sua...

Encuentro Virtual de Memoria Histórica Salesiana

https://www.youtube.com/watch?v=7EWIfjeQo9k https://www.youtube.com/watch?v=C4IMPvP1uUI&t=557s  

Convegno internazionale di studio su don Alberto Maria De Agostini: Università Pontificia Salesiana, 25-27 aprile 2022

      L’evento è trasmesso online sul canale youtube al seguente indirizzo: https://www.youtube.com/results?search_query=universit%C3%A0+salesiana Programma https://iss-acssa.org/?p=3072&preview=true Alberto M. De Agostini, Don Bosco geografo,...

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Nomina di recensore del prof. Paolo Pieraccini

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ALBERTO M. DE AGOSTINI: Mostra fotografica

https://iss-acssa.org/wp-content/uploads/2022/05/UPS-Mostra-De-Agostini-Pannelli-ESEC_compressed-2.pdf

 

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ALBERTO M. DE AGOSTINI: mostra documentaria

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ROMA, CONCLUSO IL CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDIO SULLA FIGURA DI DON ALBERTO MARIA DE AGOSTINI

Con legittima soddisfazione degli organizzatori si è concluso presso la Pontificia Università Salesiana il convegno internazionale di studio “Don Alberto Maria De Agostini, l’uomo, la natura, l’arte, la scienza” organizzato dall’Istituto Storico Salesiano nelle giornate 25-27 aprile 2022. Le relazioni di 16 studiosi, professori universitari e direttori di musei, italiani, argentini e cileni, hanno illustrato le varie sfaccettature della personalità di questo “grande salesiano”, noto al mondo accademico e scientifico, ma meno in ambito di Congregazione e Famiglia Salesiana. I numerosissimi patrocini offerti all’evento, fra cui due ministeri nazionali, la regione Piemonte e il Comune di Roma ed i saluti del presidente della Società Geografica Italiana e del Presidente del Consorzio Universitario Italia-Argentina (CUIA) sono significativi del valore anche civile del personaggio don Patagonia.

La mostra fotografica, archivistica e bibliografica, graditissima ai visitatori, rimarrà aperta nella hall dell’Università fino al 15 maggio, prima di essere esposta dove fosse richiesta. In attesa degli Atti del Convegno previsti per la fine anno, gli interventi sono reperibili nelle pagine web (sul sito dell’Istituto storico Salesiano) ai tre seguenti link:

25/04/2022

https://www.youtube.com/watch?v=Z0fv_XKm-q8

26/04/2022

https://www.youtube.com/watch?v=wNknqY8-vTc

27/04/2022

https://www.youtube.com/watch?v=5jgVbVrA1ak

 

 

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Convegno internazionale di studio su don Alberto Maria De Agostini: Università Pontificia Salesiana, 25-27 aprile 2022

 

 

 

L’evento è trasmesso online sul canale youtube al seguente indirizzo: https://www.youtube.com/results?search_query=universit%C3%A0+salesiana

Programma https://iss-acssa.org/?p=3072&preview=true

Alberto M. De Agostini, Don Bosco geografo, in “Bollettino salesiano” LXXXIV (gennaio 1960) 6-8: https://iss-acssa.org/?p=3065

ANS http://Italia – Il salesiano don Alberto Maria De Agostini al centro di un convegno internazionale di studio (infoans.org)

Abstract: https://iss-acssa.org/?p=3096

 

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Invito alla presentazione del volume: Francesco Tomasetti, Ordinamento scolastico e professionale

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Convegno Alberto M. De Agostini: Abstract

LUNEDÌ 25 APRILE 2022

Francesco MOTTO, Introduzione        

A nome Comitato Scientifico il Segretario Coordinatore presenta le motivazioni che stanno alla base dell’iniziativa, promossa dall’Istituto Storico Salesiano, dalla Società Salesiana, dalla Pontificia Università salesiana, e gli obiettivi scientifici e divulgativi che si intendono raggiungere. Dà pure ragione delle modalità organizzative (date, orari, tempistiche…), condizionate dalla normativa vigente relativa all’emergenza epidemiologica Covit 19 e dalla necessità di collegamenti internazionali. La partecipazione in presenza e on line di numerosi docenti universitari, studiosi, direttori di Musei è garanzia del valore degli interventi, che per quanto necessariamente brevi nel corso del Convegno, saranno successivamente ampliati negli Atti. L’esposizione documentaria, bibliografica, fotografica, con immagini televisive, arricchisce l’evento, che ha ricevuto importanti patrocini di istituzioni pubbliche e private.

MARTEDÌ 26 APRILE 2022

Maria Andrea NICOLETTI, Historia: Misiones Salesianas en el Sur de la Patagonia en la primera mitad del siglo XX

Tra il 1875 e il 1879, i Salesiani di Don Bosco e le Figlie di Maria Ausiliatrice arrivarono in Argentina dopo le trattative tra l’arcivescovo di Buenos Aires, Federico Aneiros, e Giovanni Bosco per evangelizzare le popolazioni indigene della Patagonia. La sua proposta era inquadrata in termini di progetti d’ evangelizzazione “ad gentes” per convertire gli “infedeli” evangelizzando ed educando i ragazzi e le ragazze indigene per raggiungere i loro genitori. In questo modo, Don Bosco sosteneva che i “selvaggi” sarebbero stati convertiti dai “selvaggi” stessi. Per quanto riguarda le giurisdizioni, don Bosco propose un vicariato apostolico (Río Negro, Chubut, Neuquén), sotto Giovanni Cagliero, e una prefettura apostolica (Santa Cruz, Terra del Fuoco e Isole Malvinas), amministrata da Giuseppe Fagnano. Queste giurisdizioni diedero inizio a due modi diversi di evangelizzare: missioni volanti da paesi o città nella Patagonia continentale e “reducciones” nell’isola della Terra del Fuoco (Argentina) e della Magallania (Cile). Tuttavia, queste due missioni furono attraversate dalla conquista degli stati argentino e cileno nei territori del sud, espropriando così le popolazioni indigene che abitavano queste terre. La violenza, di cui Don Bosco aveva già avvertito nei suoi scritti, sconvolse e complicò i piani missionari. I Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice lavorarono con i sopravvissuti e dispiegarono una rete di missioni, parrocchie, oratori, scuole, osservatori meteorologici, musei e ospedali in tutta la Patagonia. Nella Terra del Fuoco e in Magallania, il progetto reduccional di Fagnano coesisteva con le missioni protestanti, ma fu anche marcato da un insolito esercizio di violenza da parte di “estancieros”, esploratori, cercatori d’oro e commercianti in consonanza con gli stati nazionali. In questo contesto, Alberto M. de Agostini si distinse per il suo particolare modo di fare missione: esplorazione, conoscenza scientifica del territorio e dei suoi abitanti indigene. La sua opera ha permesso ai salesiani e alle figlie di Maria Ausiliatrice di addentrarsi in un mondo che loro percepivano come la fine della vita prima della “civilizzazione”. In questo modo, il lavoro di de Agostini rese possibile una conoscenza di questo spazio e dei suoi abitanti indigene d’enorme valore.

Rosa Maria GRILLO, Il romanzo storico sulla Patagonia

Molto attraente, per storici e scrittori, è l’esperienza del “nepantla” – stare nel mezzo, in lingua nahuatl -, di chi si è trovato, cioè, in condizioni estreme di isolamento e di disagio, a vivere tra gente ‘altra’ e a mediare tra più lingue, culture, condizioni…La Scoperta e la Conquista delle Americhe sono state un terreno fertile a cui molti scrittori hanno attinto per scrivere romanzi storici su tali esperienze e riempire il silenzio della Storia: caso esemplare è quello di Jemmy Button, protagonista involontario di un doppio sradicamento con tragiche conseguenze.

Francesco MOTTO, A. M. De Agostini: salesiano, sacerdote, missionario    

L’intervento traccia un profilo della vita sacerdotale, salesiana e missionaria di don De Agostini, vale a dire una breve storia di quella vocazione che gli ha permesso di realizzare poi quanto si verrà a conoscere nel corso del convegno. Tre le tappe: quella familiare e di formazione salesiana in Piemonte che si conclude con l’ordinazione sacerdotale nel 1909; quella pionieristica stanziale del primo decennio missionario (1910-1919) al di qua e al di là dello stretto di Magellano e quella successiva (1920-1958) trascorsa con otto attraversate oceaniche, mesi ed anni di esplorazioni patagoniche, e successivi rientri in Italia dove ordinare i dati raccolti, editarli, e nello stesso tempo svolgere azione pastorale nelle case di accoglienza. I riconosciuti successi scientifici non sono andati esenti da difficoltà comunitarie ed economiche che comunque non gli hanno impedito di essere un vero missionario anche se atipico come pochi altri nella storia salesiana.

 

Francesco SURDICH, Viaggi e le scoperte geografiche di A. De Agostini in Patagonia e nella Terra del Fuoco 

L’intervento ripercorre a grandi linee i principali viaggi di esplorazione realizzati da padre De Agostini in oltre quarant’anni di attività nei territori della Patagonia e della Terra del Fuoco ricostruibili attraverso la grande quantità di resoconti trasmessi durante le sue esperienze odeporiche di questo missionario e ripresi poi in maniera organica in “Ande Patagoniche” e in “Trent’anni nella terra del Fuoco” cercando di sottolineare i principali risultati raggiunti dal punto di vista geografico.

Giovanni DE AGOSTINI, La cartografia di don Alberto De Agostini

Alberto Maria De Agostini ha rilevato buona parte della Patagonia Australe che agli inizi del ‘900 era “terra incognita”. Operava solo con l’ausilio di un meticcio e di un mulo (o cavallo) utilizzando specialmente il metodo speditivo. Importante la collaborazione con il fratello maggiore Giovanni (fondatore dell’omonimo istituto). Dopo con il nipote Federico. Fino alla morte (quando avevo 15 anni) sono stato sempre molto legato a Lui, nelle sue visite in Italia mi dava lezioni di vita e di geografia, anche sul campo.

Daniela BERTA, Dalle Alpi all’America Australe: Padre De Agostini al Museomontagna. Tra documentazione e valorizzazione

Il Museo Nazionale delle Montagna ha nel suo Centro Documentazione il Fondo Alberto Maria De Agostini, composto da circa un migliaio di beni tra fototipi e documentazione. Nel corso dei decenni, a partire dagli anni Ottanta, l’istituzione torinese ha condotto, a livello nazionale e internazionale, un ricco programma di attività di riscoperta e valorizzazione della straordinaria figura del padre salesiano: produzioni documentaristiche e musicali, interventi di restauro, mostre temporanee e pubblicazioni.

Salvatore CIRILLO, El Padre Alberto M. De Agostini y el Museo Salesiano Maggiorino Borgatello de Punta Arenas.

La presentación “Padre De Agostini y el Museo Salesiano Maggiorino Borgatello” trata sobre la vinculación existente entre un misionero explorador, fotógrafo y narrador del fin del mundo y un sorprendente museo enclavado en Punta Arenas, Chile cuyo contenido es la identidad del mismo territorio con la particularidad de acentuar la memoria y la cultura de los pueblos originarios que habitaron en ese mismo territorio de la Patagonia y Tierra del fuego.  La disertación es presentada en láminas digitales y dividida en cuatro puntos: El origen del museo y su evolución en el tiempo, el encuentro del Padre De Agostini con el museo. consecuentemente se mencionan los aportes significativos que proporciona el padre Alberto De Agostini al museo y como estos provocan un reforzamiento del carisma misionero salesiano y finalmente se destaca la presencia en el museo del padre Alberto De Agostini que perdura hasta la actualidad…

MERCOLEDÌ 27 APRILE 2022

Serafino RIPAMONTI – Giuliani MARESI,  Alberto M. De Agostini: l’alpinista

Alberto M. De Agostini è stato sicuramente uno dei grandi pionieri dell’alpinismo all’estremo sud della Cordillera andina. In lui è presente una vera e propria vocazione alpinistica. De Agostini vuole salire le montagne non come coronamento delle campagne di rilevamento topografico, ma per la pura e semplice passione per la scalata. Si guarda bene infatti dal delegare ad altri il raggiungimento delle vette ed è protagonista in prima persona di salite che, per quanto non tecnicamente difficili, rappresentano sicuramente esempi di grande audacia e capacità organizzativa, soprattutto considerato l’ambiente assolutamente selvaggio nel quale si svolgono e tenuto conto delle attrezzature rudimentali a disposizione. Nelle sue scalate sceglie sempre di farsi accompagnare da guide esperte, quasi sempre provenienti dal territorio piemontese, suo luogo di origine. Proprio questa scelta ha ampiamente contribuito alla diffusione negli ambienti alpinistici italiani e transalpini, della conoscenza delle montagne patagoniche e della loro selvaggia bellezza. A ciò si deve poi aggiungere la preziosissima documentazione fotografica da lui raccolta. Per decenni quelle immagini sono state il fondamentale punto di riferimento attraverso il quale gli alpinisti di tutto il mondo hanno potuto conoscere e sognare le incredibili guglie e le pareti più imponenti e difficili delle Ande patagoniche, che sono diventate il banco di prova delle cordate più forti. I lecchesi (e tutti gli alpinisti) hanno sicuramente un debito di riconoscenza nei confronti di De Agostini, un debito che i relatori, entrambi membri dei Ragni della Grignetta, cercheranno di esplicitare attraverso il racconto della sua attività alpinistica e le suggestive immagini delle montagne che lui ci ha fatto conoscere e amare.

Tommaso SARDELLI, A. M. De Agostini: il fotografo

 Nella poliedrica attività di Padre Alberto Maria De Agostini ha senza dubbio un ruolo di rilievo, per qualità e quantità, la sua produzione fotografica. La sua attività come fotografo rimane ancora parzialmente indagata, a fronte di oltre 30mila fotografie prodotte dal salesiano dai primi anni del ’900 nel biellese fino alle ultime spedizioni in Terra del Fuoco alla fine degli anni ’50. Nello svolgimento della sua missione scientifica e pastorale, padre De Agostini utilizza la fotografia come strumento di documentazione e approfondimento e, al contempo, come attività autonoma. I suoi libri, ormai diventati dei classici della letteratura di esplorazione della Patagonia e della Terra del Fuoco, sono la testimonianza di quanta importanza riservasse all’apparato iconografico e come la cura editoriale fosse finalizzata a esaltare le fotografie frutto di tanti sforzi fisici e intellettuali. La ricca produzione di album, cartoline, guide turistiche, e di edizioni quasi esclusivamente fotografiche, oltre alle esposizioni e ai premi ricevuti, danno l’idea di quanto per Padre De Agostini la fotografia non fosse solo uno strumento ausiliario, bensì un linguaggio autonomo attraverso cui testimoniare le sue esperienze.

Antonio SALERNO – Antonio TAGLIACOZZO, A. M. De Agostini, i Salesiani e le collezioni etnografiche fuegine nei musei italiani

 Il lavoro, partendo dalla complessa articolazione delle storie connesse alla formazione della collezione etnografica fuegina del Museo Pigorini (attualmente ricompreso nel Museo delle Civiltà), intende illustrare le vicende relative al collezionismo museale della Terra del Fuoco in Italia tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX. In queste vicende ebbero una parte rilevante i Padri Salesiani fin dal 1882, quando Monsignor G. Fagnano, prefetto apostolico in Patagonia meridionale e Terra del Fuoco, oltre all’azione di missione verso i nativi e gli immigrati, capì l’importanza di salvaguardare le testimonianze della cultura materiale delle popolazioni indigene, della flora e della fauna. La figura di A.M. De Agostini, con le sue molteplici attività di esplorazione geografica e di documentazione topografica e videofotografica, si pone in un momento conclusivo di questa intensa fase di raccolta di materiale etnografico, aprendo con le sue pubblicazioni divulgative tradotte in più lingue nuovi orizzonti alla conoscenza e alla fruizione, anche turistica, della Terra del Fuoco.

Pavel OYARZÚN DÍAZ, A. M. De Agostini en la cultura de Masas de Chile

En mi opinión, la presencia del sacerdote salesiano Alberto de Agostini en Chile, en el Territorio de Magallanes específicamente, hasta donde llegara en 1910, resulta más bien subjetiva. De Agostini, se traduce en imágenes, fotográficas y fílmicas, incorporadas al inconsciente colectivo de la comunidad austral chilena, al modo de arquetipos que simbolizan la potencia de una naturaleza virgen, los primeros registros de la ocupación y colonización de la Patagonia y los últimos vestigios de sus pueblos originarios. De Agostini fotografió y filmó lo desconocido. La inmensidad de un territorio que, apenas insinuada, se mostraba imponente en la altura de sus macizos, el intrincado laberinto de sus canales, o sus enormes lenguas de hielo. También el rastro aborigen, en la estepa fueguina, en la selva fría de sus bosques, imbricado con el paisaje. O asimilado a un paisaje que lo desborda. De igual modo, la por entonces incipiente actividad ganadera, la ocupación del territorio, bajo los signos del progreso. De lo irreversible. Creo que Alberto de Agostini, en su ámbito de explorador, que testimonia y registra en imágenes el panorama ante sí, está presente en la construcción simbólica que del territorio austral poseen quienes lo habitan.

Ilaria MAGNANI, La letteratura sulla Patagonia nella prima metà del secolo XX

Guardare alla produzione letteraria sulla Patagonia della prima metà del secolo scorso, vale a dire in coincidenza con la presenza di A. M. De Agostini nel continente, consente di mettere in luce l’origine immaginifica della rappresentazione dell’area ma soprattutto di considerare la differenza che di essa si offre nella scrittura sulla regione e in quella che sul tema è prodotta nella regione. L’intento è appunto di proporre una sintetica panoramica degli esiti di questo diverso punto di vista.

Germano CAPERNA, A. M. DE AGOSTINI E “LA SFINGE DI GHIACCIO”

Sfingi di Ghiaccio è il libro che A. M. De Agostini dedica alla sua ultima spedizione alpinistico-scientifica: la conquista del Monte Sarmiento nel 1956. Una montagna che per anni il padre salesiano ha tentato di scalare affascinato da quei 2246 metri di roccia e ghiaccio che nascono dall’oceano come un “Cervino d’oltremare”, come un iceberg galleggiante sulle acque. De Agostini, quasi alla fine della propria vita, ne raggiunge la cima, non in prima persona ma simbolicamente, essendo l’organizzatore dell’impresa degli alpinisti italiani Clemente Maffei e Carlo Mauri. La conquista “dell’inutile” vetta rappresenta pertanto il raggiungimento di un ascetismo spirituale che passa per fatiche e pericoli. Il racconto della spedizione è scritto sotto forma di diario e con la scelta del titolo l’autore vuole ricreare un’atmosfera ai limiti della realtà attraverso il richiamo a Le avventure di Gordon Pym di Poe e a La sfinge dei ghiacci di Verne. Tra le descrizioni, le osservazioni e gli aneddoti si può invece ritrovare quel “misticismo alpinistico” di De Amicis e di Rey che il padre salesiano ha già calato sulle montagne americane. Il libro viene pubblicato nel 1958 e può essere considerato il testamento letterario dell’esperienza di De Agostini in Patagonia e Terra del Fuoco.

Maria Gabriella DIONISI, A. M. De Agostini nella letteratura di viaggio italiana

Dall’inizio di questo nuovo secolo, l’attività di scalatore-geografo-etnografo-fotografo del padre Alberto Maria De Agostini è stata ampiamente rivalutata e fatta conoscere in vari modi. Concentrando l’attenzione sui testi narrativi pubblicati a partire dal 2011, la relazione si propone di analizzare come il salesiano, col tempo, sia divenuto per alcuni autori un imprescindibile e autorevole compagno di viaggio, una guida capace di indirizzare le scelte, di svelare i misteri di un territorio che continua ad affascinare ed attirare quanti sono alla ricerca di un “remoto improbabile altrove”.

Nicola BOTTIGLIERI, La natura selvaggia ed il sublime naturale in A. M. De Agostini

Nel secolo XIX  maturano diversi modi di guardare alla natura selvaggia. Vi è lo “sguardo contemplativo” verso le bellezze naturali al quale i romantici oppongono il fascino verso i luoghi orridi, dove la natura mostra tutta la sua spaventosa bellezza. Ma insieme allo sguardo ad occhio nudo prende piede quello fotografico che è un modo “artificioso”, ossia costruito attraverso una macchina, di guardare la natura.  Erede di questa “cultura dello sguardo” De Agostini riversa questi modi diversi di guardare alla natura selvaggia verso la Patagonia e la Terra del Fuoco, territori in gran parte sconosciuti agli italiani della prima metà del secolo XX. A questi, inoltre, egli aggiunge un modo ancora più innovativo, fotografare la natura selvaggia volando su un aereo. Attraverso la sintesi fra occhio umano, macchina fotografica e aereo egli costruirà una nuova carta geografica dell’ultimo lembo della continente americano.

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Convegno Alberto M. De Agostini: Programma

 

 

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Convegno Alberto M. De Agostini: Don Bosco geografo

Alberto M. De Agostini, Don Bosco geografo

 in “Bollettino Salesiano” LXXXIV (gennaio 1960) pp. 6-8

“I geografi si ingannano nel credere che la Cordigliera delle Ande sia come una specie di muro diritto. Non è così. Quelle lunghissime catene di alte montagne fanno molti seni e vallate di mille e più chilometri delle quali i geografi neppure sospettano l’esistenza”.

Così affermava con impressionante sicurezza Don Bosco il 4 settembre 1883 dinanzi ai salesiani riuniti in una seduta del Capitolo Generale raccontando un sogno, o meglio una visione soprannaturale, ch’egli aveva avuto, di tutta l’America Meridionale.

Svolgendo un nastro che gli aveva presentato un giovane di sovrumana bellezza, su cui erano segnati i gradi di latitudine, contemplò a volo d’uccello un immenso panorama di quel vasto continente, dalla città di Cartagena, nella Colombia, a dieci gradi di latitudine nord, fino al paesello di Ushuaya, nella Terra del Fuoco, a 55 gradi di latitudine sud.

“Vedevo, disse Don Bosco, nelle viscere delle montagne e nelle latebre delle pianure. Vedevo boschi, montagne, pianure, fiumi lunghissimi e maestosi che io non credevo così grandi, in regioni tanto distanti dalla foce. Avevo sotto gli occhi le ricchezze incomparabili di quei paesi, che un giorno verranno scoperte. Vedevo miniere numerose di metalli preziosi, cave inesauribili di carbon fossile, depositi immensi di petrolio, ferro, argento e oro. Ma quello che maggiormente mi sorprese fu il vedere in vari siti le Cordigliere che formavano vallate di cui i presenti geografi neppur sospettano l’esistenza”.

Effettivamente, fin verso la fine del secolo scorso, i geografi credevano che la Cordigliera delle Ande fosse una catena omogenea, la quale si estendesse da nord a sud, come un cordone unico per elevazione e corso, mentre invece, nella sua enorme lunghezza, presenta particolarità orografiche e fisionomiche così distinte, discontinuità così pronunziate da non potersi considerare come una unità geografica.

Se l’affermazione di Don Bosco fosse giunta ai geografi del Cile o dell’Argentina di quel tempo, avrebbe sollevato grande meraviglia e scalpore, poiché essi ignoravano affatto quanto asseriva Don Bosco; quelle due nazioni vennero, appunto per questo motivo, in litigio fra di loro quando si trattò di segnare i confini lungo la Cordigliera delle Ande.

Già fin dal 1881 era stato definito in termini generici fra il Cile e l’Argentina che la frontiera doveva seguire la linea delle acque (Divortium aquarum) delle Ande. Ma allorchè nel 1892 (nove anni dopo il sogno di Don Bosco), i periti eletti dalle due nazioni cercarono di fissare i confini sopra il terreno, nacquero le prime divergenze cagionate dalla complessa e differente configurazione della Cordigliera, la quale a sud del 33° parallelo non offre le medesime continuità d’altezza e coincidenza delle linee orografiche con quelle idrografiche, ma si trova interrotta da numerose valli trasversali percorse da fiumi che hanno opposte direzioni.

Le soluzioni che proponevano le due parti erano diametralmente opposte. 11 perito cileno voleva soprattutto che si tenesse conto della linea che divide le acque continentali, mentre quello argentino dichiarava che la frontiera doveva seguire le alte vette (Altas cumbres) della Cordigliera.

Per risolvere adeguatamente il conflitto era necessario conoscere la configurazione e la struttura della Cordigliera e delle sue valli, e per questo ‘ i rispettivi governi crearono d’ambo i lati delle Commissioni formate di ingegneri e geografi con l’incarico di effettuare levate topografiche di tutta la Cordigliera e valli adiacenti. Queste commissioni iniziarono i lavori nel 1894 con grande attività e mezzi e li condussero a termine nel 1900.

Le investigazioni compiute dalle Commissioni tecniche chiarirono il fatto che i termini del Trattato del 1881 erano inapplicabili alle condizioni geografiche del terreno, perché era impossibile conciliare le linee orografiche con quelle idrografiche. Infatti si venne a scoprire che la Cordigliera delle Ande si suddivideva in numerosi gruppi o nodi di montagne con direzioni e caratteri orografici distinti e che in alcune parti era sezionata trasversalmente da estese e profonde depressioni in forma di seni, fiordi e valli.

A conferma di quanto detto basta accennare al seno Baker, il più grande ed esteso dei fiordi patagonici, ch’io ebbi occasione di percorrere in tutta la sua lunghezza, nelle estati australi 1941-1942. Questo seno che con le sue estensioni continentali, profonde depressioni e conche lacustri, spezza per 480 chilometri la Cordigliera patagonica fra il 47° e il 48° parallelo di latitudine sud, venne a conoscenza del mondo soltanto nel 1899 (sedici anni dal sogno di Don Bosco), dopo i viaggi di esplorazione compiuti dall’esploratore e geografo Giovanni Steffen, membro della Commissione cilena dei confini.

In quegli anni il dibattito fra il Cile e l’Argentina per il Divortium aquarum e le Altas cumbres aveva eccitato a tal punto gli animi che dall’aspra polemica sui giornali si passò alla minaccia armata. Ma si venne alfine a buon consiglio e tutto terminò nel patto di maggio del 1902, allorché le due nazioni elessero come arbitro il Re d’Inghilterra, il quale fissò la linea di confine seguendo una via di mezzo fra le domande estreme.

L’interessamento che Don Bosco dimostrava allora per quelle lontane regioni era cagionato soltanto dall’ardente desiderio ch’egli aveva di portare la luce della fede ai popoli che vivevano ancora nella ignoranza delle verità religiose, e alla cui evangelizzazione pensava di inviare i suoi missionari.

Stimolato da questa ardente aspirazione della salvezza delle anime, intraprese lo studio di quelle lontane regioni e, illuminato soprannaturalmente dai sogni, aveva acquistato così vaste e precise cognizioni geografiche, da destare forte meraviglia in quelli che lo ascoltavano.

Fu precisamente in queste circostanze che Mons. Desgrands, Presidente della Società Geografica di Lione, mentre nell’aprile 1883 Don Bosco era di passaggio colà, udendolo descrivere la Patagonia con tanta sicurezza e con tanti particolari, non capiva più in sé dallo stupore e gli propose di ripetere le medesime cose ai membri della Società in una seduta successiva; e Don Bosco, nonostante la difficoltà che provava a esporre tali cose in francese, accettò e venne fissato per la conferenza il sabato 14 aprile.

Il nome del “venerabile taumaturgo” e la curiosità di sentire che cosa avrebbe detto intorno a una contrada ancora molto avvolta nel mistero, attrasse in gran numero soci e studiosi. Non fu una conferenza, disse la stampa, ma una causerie, una conversazione originale, amena, spiritosa, istruttiva; il suo fare a un tempo serio, fine e festevole diede alla tornata un’impronta simpaticissima. Avevano tutti dinanzi la carta geografica della Patagonia e Don Bosco descriveva minutamente fauna, flora, geologia, miniere, laghi, fiumi, abitanti con meraviglia degli ascoltatori, che ora abbassavano gli occhi sulla carta, ora li alzavano a guardare lui stupefatti. Finita che ebbe la sua esposizione, gli domandarono donde avesse attinto tante belle notizie; egli si limitò a rispondere che quanto aveva detto era verità.

Crediamo, aggiunge lo storico della Congregazione Salesiana Don Ceria, che la Società abbia voluto controllare le affermazioni di Don Bosco, poiché aspettò fino al 1886 per dar prova di essere nella convinzione che egli non aveva giocato di fantasia, e la prova fu decretargli e far coniare appositamente per lui una medaglia d’oro con la motivazione di aver egli ben meritato della Società Geografica.

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Kapituła Domu. Salezjańskiego Instytutu Filozoficznego w Pleszowie, Krakowie i Marszałkach 1917-1939

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Jesús-Graciliano González: Visita de don Pablo Albera a las casas salesianas de América (1900-1903)

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Jesús-Graciliano González: Viajes de don Pablo Albera a España (1883-1913)

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Bogdan Kolar: In memoriam IV. Rajni slovenski salezijanci, umrli v letih od 2002 do 2021

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Giulio Barberis, Cronichetta (1875-1879). Introduzione, testi critici e note a cura di Massimo Schwarzel. (= ISS – Fonti, Serie seconda, 18)

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Francesco Tomasetti, Ordinamento scolastico e professionale… (= ISS – Fonti, Serie seconda, 17)

Francesco Tomasetti, Ordinamento scolastico e professionale. Programmi didattici – Programmi professionali degli alunni artigiani dell’Ospizio del S. Cuore di Gesù in Roma. Edizione anastatica. Prefazione di Patrizia Buccino. Studio introduttivo di Giorgio Rossi. (= ISS – Fonti, Serie seconda, 17). Roma, LAS 2022, [151] p.

 È stata edita in questi ultimi tempi, nella serie “Fonti” dell’Istituto Storico Salesiano, edizioni della LAS, la ristampa anastatica dell’opera Ordinamento scolastico e professionale di Francesco Tomasetti del 1910, con prefazione di Patrizia Buccino e studio introduttivo di Giorgio Rossi.

L’autore, Francesco Tomasetti, è stato per 14 anni (1903-1917) direttore dell’Ospizio Sacro Cuore in Roma al Castro Pretorio, Procuratore Generale della Congregazione Salesiana per 29 anni (1924-1953) e anche Postulatore della Causa di canonizzazione di don Bosco.

Il titolo completo fa riferimento anche al contenuto: Ordinamento scolastico e professionale. Programmi didattici, Programmi professionali degli alunni artigiani dell’Ospizio del S. Cuore di Gesù in Roma.

Il motivo della “opportuna ristampa” è stato egregiamente illustrato nella Prefazione da Patrizia Buccino, la quale, oltre a richiamare l’interesse intorno alla formazione professionale e la sua funzione in chiave educativa e sociale, si sofferma particolarmente sull’attualità del rapporto scuola-lavoro, a causa soprattutto del suo impegno nel testimoniare la tradizione salesiana con dedizione e nel praticarla nell’attualità dell’oggi, in particolare nell’ambito della  formazione professionale nel settore della ristorazione dei giovani del Borgo Don Bosco.

L’autore e il contenuto sono stati analizzati nell’accurato Studio introduttivo di Giorgio Rossi, dell’Università Roma Tre. Il lavoro del Tomasetti ebbe un immediato e riconosciuto successo nella stampa, sebbene ne fossero state tirate non molte copie per i maggiorenti salesiani, politici, persone influenti della stampa. Il motivo del successo era costituito dal fatto che si trattava di una pubblicazione agile, di utile uso a carattere teorico-pratico. Si presentavano programmi dettagliati, esempi di registri, tabella per la “mancia” agli artigiani, fogli informativi, l’organizzazione per le esposizioni, con richiami di ordine pedagogico e religioso.

L’Osservatore Romano del 3 giugno 1910 scriveva: “In Italia nessuno fin’oggi aveva pensato a organizzare l’insegnamento professionale in modo che ne risultasse un tutto armonico. Primo tentativo che meritava di essere segnalato, perché esso avvia l’insegnamento professionale su una nuova strada e gli apre più ampi orizzonti”. Il giornale Perseveranza di Milano del 26 maggio 1910 intitolava addirittura il pezzo: “Un primo riuscito tentativo di università professionale in Italia”.

Vogliamo inoltre segnalare che nei programmi di insegnamento era inserita anche la materia “sociologia”, ben presente nelle direttive della Congregazione. Si proponeva la conoscenza delle “varie scuole e dottrine sociali”, come il liberismo, il socialismo, la democrazia cristiana, l’azione sociale della Chiesa, la soluzione della questione sociale, le varie forme della organizzazione sociale, il contratto di lavoro, le varie forme di salario, la legislazione sociale.

                                                                                              Prof. don Giorgio Rossi sdb

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